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La CGIL rilancia sull'Enea

Basta commissariamento. Confronto a più voci tra politica, sindacato e ricercatori su energia, ambiente e sviluppo sostenibile e ruolo della ricerca pubblica.

26/09/2013
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Volete sapere quanto viene considerato strategico il settore dell'energia dai governi e dalla politica? Zero. Altrimenti un ente fondamentale nel campo come l'Enea non sarebbe commissariato da 4 anni.

E da altrettanti anni la FLC CGIL e i lavoratori dell'Enea denunciano questa situazione accompagnando le richieste per il contratto, per la fine del precariato e migliori condizioni di lavoro a quelle per la riorganizzazione e il rilancio dell'ente, la fine del commissariamento, per un'efficace politica energetica e la fine dei tagli (30 milioni nel 2011, oltre 7 nel 2012 su un fondo ordinario di 197 milioni).
L'impegno della FLC CGIL è stato premiato dai lavoratori dell'Enea, tanto che alle elezioni per le Rsu del febbraio 2012 la Cgil è risultata il primo sindacato.
La situazione però continua a essere pesante, come è emerso in una giornata di discussione tra lavoratori, sindacato e forze politiche, organizzato dalla FLC e dalla CGIL.

Domenico Pantaleo e Francesco Sinopoli, che ha coordinato la discussione, hanno presentato il punto di vista della FLC CGIL sull'Enea e sulle condizioni della ricerca in Italia.
“Un cambio di passo all'Enea e un cambio di passo per tutta la ricerca pubblica” ha rivendicato Sinopoli, che significa prima di tutto un vero piano nazionale sulle politiche energetiche  in cui l'Enea dovrà avere un ruolo centrale come motore tecnologico e dell'innovazione insieme ad un vero piano nazionale della ricerca parte integrante della politica industriale e dello sviluppo, e risorse per risalire una china già disastrosa dopo anni di tagli. Senza finanziamenti nazionali è difficile essere competitivi anche sui programmi finanziati dall'Unione europea. “Ad esempio la Francia ha stanziato ben 600 milioni di euro per un progetto strategico sulla nanoelettronica in vista di Horizon 2020”. Sinopoli  ha poi affermato che serve urgentemente un governo unitario della ricerca pubblica. Pantaleo ha ricordato che molte difficoltà del nostro sistema produttivo sono precedenti alla crisi e che la ricerca potrebbe essere l'hub dell'innovazione al servizio non solo di un rilancio industriale ma anche di uno sviluppo sostenibile. La qualità di un sistema paese si fonda ormai su saperi e conoscenze e l'Italia deve tornare a investire su queste priorità. Pur confermando l'importanza della ricerca per l'industria, il segretario generale della FLC ha precisato che la prima non deve essere subalterna alla seconda. Pantaleo ha confermato l'opposizione della FLC allo “spacchettamento” dell'Enea. La frammentazione attuale della nostra ricerca pubblica è negativa e rende difficile persino la partecipazione a progetti europei.

Come e perché l'Enea sia l'asse strategico di uno sviluppo sostenibile l'hanno spiegato Carlo Buttarelli, responsabile FLC CGIL all'Enea e i ricercatori Daniela Palma e Giuseppe Gilardi.
Nonostante la legge di riordino dell'ente sia del 2009 (L.99), l'incertezza regna sovrana e non si sa quale futuro sia riservato all'Ente, ha spiegato Buttarelli. Fioccano le ricette più fantasiose, qualcuno pensa che dovrebbe diventare uno sportello di consulenza alle imprese. Di certo 4 anni di commissariamento sono un vulnus alla credibilità di un ente che si confronta con la comunità scientifica internazionale. L'Enea, specializzato nella ricerca su energia e ambiente, dopo l'abbandono del nucleare, in seguito al referendum del 1987, aveva enormi potenzialità, che la stessa ricerca sul nucleare aveva lasciato, per lavorare sullo sviluppo sostenibile, potendo contare su multidisciplinarietà e complessità organizzativa. L'assenza di una politica per la ricerca pubblica, i tagli alle spese di gestione, l'assenza di una gestione competente pesano sull'efficacia dell'Enea. Serve razionalizzare il sistema, conclude Buttarelli, con un coordinamento dei progetti, delle reti tra enti, un comitato scientifico eletto e un consiglio di amministrazione autorevole e di alto profilo.

Il valore strategico della ricerca energetica e ambientale è stato affrontato nella relazione di Daniela Palma e Giuseppe Gilardi. Hanno spiegato cosa bisogna fare per non perdere il treno europeo dell'innovazione tecnologica in campo ambientale ed energetico che sono fattori fondamentali per lo sviluppo sostenibile, ma anche per spingere il sistema industriale oltre la crisi. Non servono progetti pilota hanno detto i ricercatori ma programmi integrati, coordinamento, reti anche con le istituzioni locali.

Il sottosegretario al Ministero per lo sviluppo economico, che si è occupato in più occasioni dell'enea, Claudio De Vincenti non ha nascosto i ritardi del Mise, ma ha assicurato che entro l'anno il riordino dell'Enea sarà completato, cioè sarà attuata la legge 99 e finirà il commissariamento. È una buona notizia, ma ne attendiamo il riscontro per non ripercorrere la strada degli annunci. Pur riconoscendo l'importanza della ricerca pubblica in Italia (“l'Enea è uno dei più importanti centri ricerca a livello internazionale”), egli ha detto che purtroppo il debito pubblico è una palla al piede anche per una politica di indirizzo industriale. Il sottosegretario teme che un intervento programmatore dello stato crei, come è avvenuto nel passato, posizioni di monopolio e rendite di posizione che poi frenano l'innovazione. I difetti delle passate politiche industriali hanno impedito, secondo De Vincenti, che negli ultimi 20 anni se ne pensassero di nuove.

Hanno criticato l'immobilismo del governo nel rilancio di politiche a sostegno dell'economia, della ricerca e dell'innovazione il segretario confederale Fabrizio Solari e il capogruppo di SEL alla Camera Gennaro Migliore. Solari ha ricordato le ultime vicende Telecom, Alitalia, Finmeccanica, definendole un disastro. “La competizione internazionale – ha detto – ha bisogno di ricerca e politiche industriali”. Ha chiesto investimenti in settori trainanti e la creazione di una nuova leva di dirigenti. Il caso dell'Enea – ha concluso – è emblematico: si fa una legge di riordino e poi si commissaria per anni l'ente, dimenticandosene.
Migliore ha criticato l'assenza di obiettivi e la sistematica sottovalutazione della ricerca. Bisogna cambiare le priorità e non far dipendere il futuro della ricerca dai contabili del Tesoro. Senza investimenti anche in ricerca non solo si affossa il rilancio industriale, ma si lasciano fuggire “i cervelli” e si lascia la ricerca al precariato. Bisogna essere lungimiranti. E soprattutto, quando si chiede un piano energetico nazionale, si deve dire anche chi lo gestisce.

Anche Laura Puppato e Walter Tocci, senatori del PD hanno dichiarato il loro impegno per far finire  il commissariamento dell'Enea, che – ha detto Puppato – è segno del degrado del Paese.
Tocci ha dimostrato che commissariare (brutto termine che non si usa più neanche in polizia, ha detto) un ente con 3.000 dipendenti è uno spreco, perché è un modo per non farlo lavorare e rendere al meglio. Un ente di ricerca, ha detto, non può essere gestito da burocrati inefficienti e senza credibilità, ma da gente competente e autorevole. Scienziati e ricercatori devono essere a capo di altri scienziati e ricercatori, è così che va avanti la scienza. Tocci ha detto che bisogna smettere di fare leggi, basta riordini e basta con la bulimia normativa che genera solo caos. Una volta individuata la missione, all'ente va lasciata la massima autonomia di gestione. L'unico vincolo che lo Stato pone a un ente pubblico è quello del bilancio. Non si deve legiferare su altro. La ricerca agli scienziati e la gestione del personale alle relazioni sindacali e ai contratti collettivi. Sviluppo sostenibile, innovazione, fonti energetiche sono campi strategici e noi abbiamo un ente come l'Enea che se ne occupa: “Se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo”.

Un'accurata analisi della crisi, delle sue cause e delle letture ideologiche e truffaldine è stata fatta da Danilo Barbi, segretario confederale della Cgil, che si è anche soffermato sulle caratteristiche nostrane di essa, aggravata cioè dai vizi tipici della nostra politica e dei nostri capitalisti. Ha rivendicato l'importanza del ruolo pubblico per stimolare l'innovazione e allentare la dipendenza energetica e tecnologica dell'Italia che appesantisce i nostri costi di produzione. Ha inoltre ricordato che le uniche nuove imprese, in un momento di pesanti smantellamenti produttivi, sono attive proprio nei campi dell'ambiente e dell'energia. L'Italia con l'Enea, dopo il referendum sul nucleare, avrebbe potuto essere all'avanguardia nelle energie rinnovabili. Un'occasione sprecata. Barbi non accetta la scusa del debito pubblico per non fare investimenti. Vi sono fondi di investimento istituzionali, che per statuto non possono essere impiegati in speculazioni finanziarie, con denaro liquido ma immobilizzato per un trilione di euro, mille miliardi di euro: sarebbero risorse sufficienti per investimenti di lungo periodo.

Gli Onorevoli Marco Meloni, Vinicio Peluffo, Elisa Mariano, che avevano assicurato la loro presenza, sono stati trattenuti in Parlamento per una importante votazione.

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