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Confermate le brutte tegole all’ENEA: niente assunzioni, niente concorsi, a rischio le buste paga!

Sempre più urgente uscire dal commissariamento. Le iniziative per una svolta continuano.

27/06/2012
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La riunione di lunedì 25 giugno era stata convocata per far conoscere i rilievi del MEF e del Dipartimento della Funzione Pubblica all’ipotesi di accordo del 5/4/2012 (l’accordicchio che la FLC CGIL non ha firmato) e le ragioni che ne impediscono la certificazione ai sensi dell’art. 40-bis del dlgs 165/2001.

In premessa ha partecipato alla stessa una delegazione di lavoratori precari e di vincitori di concorso, per conoscere lo stato di avanzamento della procedura per le assunzioni sul turn over 2009. L’inversione dell’odg era stato richiesto formalmente dalla FLC CGIL.  L’Enea ha purtroppo confermato, sia pure indirettamente, i brutti segnali avuti nel corso dell’incontro del 14/6 scorso al MEF, durante la manifestazione indetta per chiedere lo sblocco delle assunzioni nella Ricerca, circa la non imminente emanazione del dpcm di autorizzazione.

Nello specifico ci era stato detto che l’ente non si trovava nel primo gruppo di enti per cui si attendeva la firma, a causa di un problema sopraggiunto nella certificazione del budget assunzionale, un problema presente dal febbraio scorso ma che solo in questi giorni è emerso. Ora il problema sarebbe finalmente stato risolto con un taglio di 19.000 € sulla spesa e a questo punto anche l’Enea potrà essere inserito, per quanto riguarda il 2009, nel primo gruppo degli enti “virtuosi” per le 118 assunzioni. Mentre per il turn over 2010 siamo ad uno step precedente di richiesta a bandire per 58 nuove posizioni, che l’Enea vuole coprire solo con lo scorrimento delle graduatorie esistenti. Su questo specifico punto abbiamo nuovamente rappresentato la nostra contrarietà, in relazione anche ad un accordo specifico con il commissario,  e chiesto di prevedere anche ulteriori concorsi per coprire quelle figure professionali rimaste scoperte nel controverso concorsone del 2010.

E’ ovvio che in questo clima di tagli alla spesa pubblica, di spending review, niente può essere dato per acquisito e anche le assunzioni per gli enti di ricerca possono essere a rischio, ma è bene che anche l'Enea si mobiliti per assicurarsi quello che gli spetta, anche sollecitando iniziative comuni con gli altri enti di ricerca. Per parte nostra proseguiremo la mobilitazione di queste settimane per ottenere quello che è un diritto e che tutti gli altri comparti delle altre PPAA hanno già avuto: il reclutamento sul turn over 2009 e 2010!

Più complicata la questione della mancata asseverazione e dei rilievi del MEF e della Funzione Pubblica all'accordo di aprile scorso, che blocca anche i concorsi interni e potrebbe mettere a rischio le buste paga per gli emolumenti intanto erogati in base alle intese sottoscritte nel luglio 2011 (esattamente il 15 e 18 luglio), come code del CCI ENEA del 24/6/2011.

Come si ricorderà, in fase di certificazione dell'accordo sulle tabelle d'equiparazione, il MEF aveva accertato (maggio 2011), come da noi precedentemente sostenuto, la disponibilità di circa 1,6 mln di € pari a risorse utilizzabili a trascinamento e di competenza del 2010, con modalità da definire in trattativa.

Di fatto si trattava, quindi, non di un nuovo contratto, ma di un allegato al contratto sottoscritto nel 2010, con risorse definite già dai vigilanti stessi, cosicché le risorse “liberate” dal precedente veto dei revisori sono ascrivibili appunto al dicembre 2010, quando non ci fu possibile, ovviamente,  contrattarne la destinazione. I verbali d'intesa del 15 e del 18 luglio 2011 avevano questo scopo, disciplinare l'utilizzo di dette risorse, che vennero destinate sia ad incrementi delle Indennità fisse per tutti (IOS e IdE) sia agli artt. 15, 53 e 54, cioè a concorsi interni.

Ora, secondo il vecchio adagio che "il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi", la necessità di giustificare un accordicchio deludente, che era stato ispirato solo dalla volontà, nell’ambito del previsto adeguamento contrattuale dell’indennità di responsabilità,  di "premiare" con l'art. 22 del Dpr 171/'91 (le famose 350 posizioni) una struttura di comando divenuta nel frattempo elefantiaca, la quale non ha eguali nel panorama degli Epr e raddoppia sui regolamenti comunque vigenti nell’Ente, ma fortemente voluta dal commissario per accrescere il proprio consenso, aveva portato alla sciagurata scelta di riportare in un nuovo accordo quello che era stato già trattato e di fatto già in fase attuativa

Evidentemente i firmatari non potevano giustificare un accordo che appagava solo le necessità politiche del commissario e poco altro (la risistemazione dei conti per i trattamenti accessori del 2011, peggiorativa per come è stata fatta per i lavoratori, e una manciata di indennità riservate solo agli Cter di IV livello). Ricordiamo il sorprendente, quanto ostinato, rifiuto di precedere nel previsto (art 16 del contratto) istituto dell’anticipo di fascia stipendiale che poteva interessare i ricercatori. La scelta di rimpolpare gli argomenti dell'accordicchio, ha finito per riportare nel "tritacarne" della certificazione ministeriale prevista dall'art. 40-bis le materie che erano state già autorizzate nella spesa, come da specifica nota di asseverazione del CCI ENEA del 24/6/2011. Lo avevamo previsto e avevamo detto che questa inutile ritrattazione sarebbe stato pericolosa. Così è stato!

Ora questa mancata certificazione del trattamenti accessori del 2011, la costituzione dei fondi e il relativo utilizzo, che poi era l'unico argomento sensato dell'accordicchio, anche se non ne condividemmo il merito e anche per questo non lo firmammo, finisce per impallare tutto, compresi gli incrementi già corrisposti a luglio 2011 come IOS e IdE.

Inoltre, non solo per come sono stati formulati, i rilievi appaiono una sonora bocciatura dell'operato del collegio dei revisori, tanto temuto dall'Enea. Ma sono pure in netto contrasto con quanto precedentemente autorizzato, con le note del 13 e 17 giugno 2011, da MEF e Funzione Pubblica, e in questo senso siamo in presenza di un attacco pretestuoso alla contrattazione. Infatti, visto il "difficile e lungo processo di omogenizzazione", si riconosceva "l'opportunità che, eccezionalmente, l'Ente proceda" ad utilizzare a trascinamento, oltre agli altri residui un-tantum (i noti 7,5 mln di €, poi ridotti con l'accordicchio), il 1,6 mln di €, attraverso una "nuova procedura contrattuale". Autorizzazione che a questo punto non può essere rimessa in discussione da un inutile e dannoso processo di certificazione. Si può forse ritenere legittima la richiesta, per una verifica contabile, di sapere come siano stati utilizzati gli 1,6 mln di € (ma questo argomento chiama di nuovo in causa il collegio dei revisori), ma non può essere messo in discussione l'utilizzo, se coerente con gli istituti contrattuali esistenti nel contratto Epr.

É per questo che riteniamo sbagliato il tentativo di superare le intese di luglio 2011, con scorciatoie contrattuali che sono state avanzate, con etichette di presunta  premialità, e che farebbero perdere la faccia a tutti. Le intese in questione sono in realtà code del CCI ENEA del 24/6/20211 e come tali vanno considerate, rappresentano un pezzo della complessa ed eccezionale procedura di equiparazione che non può essere cancellata, ma che va resa esigibile e rispettata, in considerazione del fatto che ha già subito pesanti condizionamenti al ribasso da parte dell’Enea e dei revisori. Occorre ripartire dalla difesa delle intese, sottrarle all'accordicchio e rivendicarne la legittima applicazione con i vigilanti.

Ci aspettiamo dall'Ente un deciso impegno in tal senso e che eviti scorciatoie che potrebbero procurare ulteriori danni; solo dopo si potrà parlare dell'accordo del 2011.

Ma intanto diffidiamo l'Enea dal toccare le buste paga, come paventato; sarebbe solo un ulteriore pretesto per rafforzare le ragioni delle mobilitazioni per l'uscita immediata dalla fase commissariale, che ha già le sue responsabilità per l'esito disastroso della contrattazione in questione. Infatti, questa pesante tegola è anche il frutto dell'ossessione con cui il vertice dell’ente ha voluto portare a casa ad ogni costo solo le questioni che gli interessavano, sacrificando al loro magro destino tutto il resto del personale e svalutando così la stessa operazione di equiparazione.

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